Arte, natura e spiritualita' negli eremi del Gargano

Gli italiani li hanno scelti e fatti salire al primo posto nel censimento del Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) per la tutela e valorizzazione dei luoghi, spesso sconosciuti, sparsi quà e là nel nostro paese. Si tratta di un complesso composto da 24 eremi rupestri, in provincia di Foggia, affacciati sul Golfo di Manfredonia e immersi in un paesaggio selvaggio, ricco di grotte naturali utilizzate anticamente come rifugi e luoghi di eremitaggio che hanno come riferimento l’Abbazia di Pulsano.

Alcuni di essi sono inaccessibili, altri invece si possono raggiungere per mezzo di sentieri e scalinate. Abbandonati al degrado per molti anni, gli eremi hanno subito l’incuria del tempo, atti di vandalismo e saccheggio o più semplicemente, sono stati dimenticati e sopraffatti dall’oblio. L’abbandono degli eremi iniziò già nel 1800 con la proclamazione delle leggi napoleoniche che imponevano  l’esproprio dei beni ecclesiastici, ma il degrado definitivo risale al 1969 finchè nel 1997, dopo il lavoro di recupero da parte di volontari e  alcuni monaci, fu riaperta al pubblico l’Abbazia di Pulsano.

Fondata nel 6° secolo e modificata nel corso dei secoli successivi, l’abbazia vide l’avvicendarsi di diversi ordini monastici, rappresentando un importante centro religioso, da cui dipendevano nel Medioevo 40 monasteri situati in varie zone d’Italia e frequentato da eremiti, monaci e religiosi sia di origine latina che orientale. Gli eremi rupestri si collocano all’interno di una zona storicamente e culturalmente caratterizzata dall’unione dell’aspetto artistico, naturalistico e spirituale, come dimostra l’abitato di Monte Sant’Angelo, a una decina di km dall’Abbazia di Pulsano.

Importante punto di riferimento spirituale sin dal 500 quando, secondo la leggenda, l’Arcangelo Michele apparve in una grotta, dove poi fu costruito il santuario, attuale meta di pellegrinaggio e antico luogo frequentato da regnanti, pontefici e crociati.


Autore: Luciana Cattaneo