Parigi in quattro giorni (di Roberto Arleo)

Parigi - Foto: Roberto Arleo La partenza: - Sto uscendo adesso, ti richiamo dopo. - Ma non è tardi? - Si, ti chiamo appena sono in stazione. Prendo l’ipod sotto carica, la carta d’identità e la moleskine che c’è sotto, le ultime cose lasciate sulla scrivania, la valigia ed esco di casa. Destinazione Parigi. Sono di corsa in strada con il trolley che accusa ogni imperfezione della strada. Il mio orologio segna le 4:00 del mattino, ma sono sicuro che vada avanti di almeno cinque minuti. Penso di riuscire ad essere in stazione in venti minuti, ma cerco di mantenere un passo veloce anche se l’autobus non partirà prima delle 4.30. È buio, ma le strade sono ben illuminate. La telefonata di Marianna proprio nel momento in cui stavo uscendo di casa mi ha fatto sentire in ritardo. Lei e mio fratello sono bravissimi nel telefonare proprio nel momento meno opportuno. Sono in via Marsala dieci minuti prima dell’arrivo del pullman che mi porterà all’aeroporto di Ciampino.

L’autobus è puntuale, ho avuto il tempo di fare colazione con un cappuccino e un dolce alle mele prima di salire a prendere uno dei tanti posti liberi. Nel tragitto per l’aeroporto vorrei dormire, ma l’adrenalina sta salendo, è la prima volta che vado a Parigi.

Appena esco dall’aeroporto incontro Marianna che mi aspettava da pochi minuti. Volare con una compagnia low cost è indubbiamente conveniente. Meno conveniente se l’atterraggio è previsto all’aeroporto di Beauvais, l’autobus che dopo più di un’ora di autostrada ha il suo arrivo a pochi passi dall’arco di Trionfo a un costo di 14 euro.

Scendiamo dall’autobus e andiamo all’ostello per lasciare le valige e cominciare il nostro tour tra negozi e caffetterie. Fa freddo, c’è il sole e ci sarà per tutti e quattro i giorni. I biglietti per i mezzi di trasporto hanno un prezzo alto se confrontati con quelli di Roma, Milano o Firenze. Ogni corsa costa 1,60 euro, però si possono trovare vari abbonamenti giornalieri, settimanali o altro. Dovendo trascorrere quattro giorni a Parigi decido di acquistare un carnet da 10 biglietti (11,60 euro) che non sarà sufficiente, e un altro Marianna.

Il prezzo elevato è giustificato dall’efficienza dei trasporti, la pulizia degli spazi dell’underground senza considerare l’affordance delle indicazioni e le maioliche bianche delle pareti che, facendo da contorno alle cornici "dorate" dei colorati manifesti pubblicitari, permettono di far dimenticare che ci si trova in uno spazio obsoleto sotto la città da vivere. Gli spostamenti in metropolitana sono un’esperienza piacevole.

L’ostello che abbiamo scelto si chiama Oops! È colorato e piacevole. È arredato con molti mobili Ikea, ma non si ha l’impressione di vivere in seconda classe. Ogni piano e decorato in maniera differente e i ragazzi che si alternano alla reception sono gentili e disponibili. Le offerte per il pernottamento sono molteplici. Non è difficile trovare in ostello una camera matrimoniale o doppia con bagno in camera e colazione inclusa per 35 euro a notte e a pochi passi da una delle tantissime fermate della metropolitana.

Senza perdere troppo tempo prendiamo la metropolitana e siamo a pochi passi dalla Congiergerie. Andiamo dritti verso Notre Dame.

Entriamo e all’interno c’è un prete di colore che celebra la messa. È sabato e sono le 13.30.

Abbiamo fame e cerchiamo un posticino tranquillo per pranzare. Su Rue de Rivoli si fa fatica a credere di essere in una grande città, non c’è traffico, non c’è confusione.

Non sembra una città. Troviamo un ristorante carino prendiamo due insalatone miste (9+9 euro) e un vino (5 euro), alla fine il conto è più alto del previsto di circa 5 euro. Ci ha regalato una scatola di fiammiferi con la pubblicità del ristorante, ma quanto ci sono costati... Abbiamo preso "l’insalata".

Nel pomeriggio camminando verso il quartiere Marais ci fermiamo per una pausa in Place des Vosges oltre che in tutti i negozietti di abbigliamento e accessori vintage. Marianna è attratta da ogni vetrina, quasi non sembrerebbe normale, ma qui è tutto diverso. Comincia a fare buio e sempre in metropolitana ci spostiamo dall’altra parte della città.


Evitare di salire in cima al simbolo di Parigi per ammirare il panorama della città è impossibile. La salita in ascensore fino all’ultimo piano della tour Eiffel (13 euro) è un’emozione che aumenta man mano che tutto il paesaggio diventa visibile da un’altezza superiore ai 300 metri. Ci sono tutte le luci accese, si vedono i monumenti più imponenti, c’è vento e fa freddo.

La stanchezza si fa sentire e anche la fame. Riprendiamo la metropolitana e scendiamo alla fermata più vicina al nostro albergo "Les Gobelins". Ceniamo in un ristorante adiacente l’ostello. Un menù turistico per la cena parte dai 10 euro a salire, ma c’è sempre da aggiungere il costo delle bevande. Scegliamo un menù da 15 euro dove, oltre al primo, al secondo e al dessert è incluso anche un pò di aria calda, se ne sente la necessità. Siamo subito in camera e... bhè di notte si dorme!

Il secondo giorno Respirare l’aria parigina include l’immersione totale nelle boulangeries acquistando un "croque monsieur" (3,50 euro) e uscirne con una baguette "nuda" (meno di un euro) sottobraccio. Questa soluzione se applicata per il pranzo permette di risparmiare tempo prezioso per lo shopping e la visita ai musei o ai monumenti. La prima domenica del mese i musei sono gratuiti, spesso il biglietto d’ingresso ha un costo superiore ai 10 euro.

Oggi è domenica, facciamo colazione tra le strisce colorate della sala e sempre partendo da Les Gobelins andiamo al Centre Pompidou, oggi l’ingresso è gratuito e anche il freddo che c’è da sopportare prima che le porte del Beaubourg si aprano. L’ingresso è un grande spazio con un apparente vuoto, impieghiamo qualche minuto prima di riuscire a capire che l’unico modo per andare nelle sale espositive è quello strano tunnel "esterno" alla struttura. Il museo è organizzato bene, si possono fare fotografie senza nessun problema e salendo al piano più alto, quello in cui si trova il ristorante si può vedere in lontananza la tour Eiffel che anche se lontana un pò "cancella" la bellezza di tutto quello che si può vedere da quell’altezza. Prima di andare al Louvre cerchiamo una boulangerie e ovviamente la troviamo subito, un paradiso culinario. Entrati nella piramide d’ingresso da ogni parte si possono trovare frecce che indicano la direzione per le sale della pittura italiana con l’immagine del ritratto di una donna.


Si possono fare fotografie, ma senza flash e tutti si attengono alla regola, tranne nell’ultima sala, quella della Gioconda di Lenoardo da Vinci.

"Les macarons" sono la giusta risposta per i golosi di dolci. Nel film "Marie Antoniette" di Sofia Coppola, anche la regina non riusciva a trattenersi dai deliziosi dischetti sandwich colorati dai vari gusti. Nel pomeriggio ci incontriamo con degli amici di Marianna in una pasticceria, è in Rue de Rivoli, ma c’è la fila per entrare già dieci metri prima, sotto i portici. Si dice che facciano la cioccolata calda più buona di Parigi, si è sparsa la voce, purtroppo per noi. Manuel e Alessia sono puntuali, ma il freddo non smette e decidiamo di andare in un’altra pasticceria. I miei occhi s’illuminano quando vedo l’insegna: La Durée. Prendiamo 3 cioccolate calde della casa (15 euro) e un dolce alle more rosse (7 euro) per Alessia. Usciamo dalla pasticceria con otto mini macarons in un packaging essenziale e incontriamo due ragazze molto stilose.


Prendiamo confidenza e chiediamo di fare una foto insieme. Marianna comincia con il primo outfit: Leather Jacket, belt, headbend: H&M; stripes mini dress, shoes, cardigan: Zara; Jacket: Moncler. La giornata non è finita.


Ci spostiamo a nord della città a Montmartre, passiamo dall’ingresso de "Le moulin rouge" e prendiamo uno dei vicoletti che salgono su una collina e casualmente in fondo alla stradina che stiamo percorrendo vediamo un altro mulino a vento "Moulin de la Galette".

Siamo contenti come se fossimo a Lecce il 23 agosto a festeggiare il compleanno di Marianna e invece no. Non siamo a Lecce e non è agosto, fa freddo.


L’obiettivo principale per concludere la serata è alla Basilica del Sacro Cuore che avevamo visto la sera prima dalla cima della tuor Eiffel. Anche qui il panorama è mozzafiato.


Dopo aver visitato la chiesa al suo interno decidiamo di trascorrere ancora qualche ora nel quartiere di Montmartre. Gallerie d’arte, souvenir, ristoranti, bar e locali contornati da un’atmosfera da paese più che da metropoli. Compriamo due paia di cuffie nere. Avere le orecchie calde fa percepire meno il freddo del vento.


Ci fermiamo in un posto stravagante, l’interno è tutto in legno, ma non è visibile. Ogni parete è tappezzata in modo esagerato da biglietti, messaggi, poesie e qualsiasi "souvenir inverso" lasciato dai consumatori di questa strana piadineria. Anche noi lasciamo una traccia del nostro passaggio, firmando questo strano guestbook. Ordiniamo una "Soup à l’Avignon", una piadina con marmellata di fragole (9 euro) e un vino rosso (5 euro).

Torniamo a casa stanchi, non meno del giorno prima, ma con ancora tanta voglia di vedere posti nuovi. I giorni parigini non sono ancora finiti.

Il terzo giorno è dedicato allo shopping, fondamentalmente quello di Marianna. Siamo davanti le vetrine dello store di "Cos", ma apre fra mezz’ora, siamo in anticipo. Decidiamo di cercare un bistrot consigliato dalla guida turistica, si chiama "Le loir dans la thèiére". Il locale è grazioso, è ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie e il caffè è buono.


Un pò in tutti i locali che abbiamo frequentato abbiamo notato che lo zucchero viene servito prevalentemente in zollette, è un approccio più piacevole delle classiche bustine pubblicità.

Scatto qualche fotografia nel locale mentre Marianna aggiorna la sua moleskine.

Sono le 11.00 l’amabile ragazza che mi accompagna in questi giorni non sta più nella pelle, vuole andare da Cos.


Io potrei restare seduto a guardare l’affresco con la colazione del cappellaio matto per tutto il mese di marzo, superando la doppia porta dal telaio in legno c’è il freddo.

Da Cos Marianna compra degli accessori che non riesce a trovare in Italia, io un’agenda dalla chiusura calamitata che non riuscirei a trovare da nessun’altra parte del mondo! Lo showroom è molto elegante e i prezzi accessibili. Lo spazio espositivo è organizzato bene, non si ha l’impressione di essere schiacciati dalla merce e diventa divertente e rilassante curiosare tra i due piani.

Le insegne dei locali e dei negozi spesso sono in legno, come a testimoniare la propria presenza nel tempo. Addentrandoci nel cuore del quartiere Marais ci siamo fermati da "L’Eclaireur" che per il lusso e la scelta espositiva degli abiti, sembrerebbe più una galleria d’arte che uno showroom. L’ingresso è subito d’impatto con una struttura/scultura formata da listelli in legno di varie misure e fasce di legno curvato. La pavimentazione è in cemento grigio scuro e le pareti in legno, mentre il soffitto è nero con dei piccoli led. Da ogni parte si può ammirare uno schermo che manda avanti delle immagini. Nelle due salette laterali la pavimentazione è ricoperta da moquette sempre nella tonalità grigio scuro. Le lunghissime tende che dal soffitto scendono fino a sfiorare terra rappresentano il sipario, i camerini di prova. Gli abiti sono racchiusi in "armadi" senza ante, sono nicchie da cui esce l’illuminazione principale di tutto lo spazio espositivo e non. Ci siamo innamorati di questo store, sicuramente è un posto da non perdere.


La tappa successiva è stata "Merci", anche la 500 Fiat all’ingresso è targata con questo nome. All’interno si può trovare di tutto, dai articoli da merceria, a mobili, fiori, libri e ancora vestiti e non poteva mancare un ristorante al piano inferiore e il bar con vista "500". Tra i vari oggetti abbiamo riconosciuto subito Ptolomeo, il Compasso d’Oro dell’amico Bruno Rainaldi. A un certo punto Marianna è rimasta incantata da una borsa e non voleva più staccarsene, il portafogli non le ha permesso di continuare per molto tempo la piacevole compagnia, purtroppo.

Colette non poteva mancare, ci siamo mossi ancora a piedi, forse sperando di riscaldarci un pò restando in movimento. Non ha funzionato! La vetrina è resa accattivante dagli abiti di Viktor & Rolf, l’interno è pieno di design, ma altrettanto colmo di visitatori attratti anche dalla mostra fotografica al piano superiore. Al livello -1 si può fare una sosta relax al bar, ma anche qui molta gente, troppa se confrontata allo spazio disponibile. Marianna conosceva già l’indirizzo preciso di Marc by Marc Jacobs e quindi non potavamo perderci quest’ultima boutique. In verità i negozi sono due, ma con ingressi che danno sulla stessa piazza. Tra tutti gli showroom, questo è sicuramente il più piccolo per dimensioni, ma anche il mio preferito. Il numero di probabili acquirenti è adeguato al piccolo spazio, dove si possono trovare articoli interessanti, se avessi potuto avrei comprato di tutto. Mi sono limitato ad un portafogli in pelle (20 euro). Marianna si è limitata un pò meno, comprando DUE borse e accessori vari! Ci siamo fermati per un caffè e ne abbiamo approfittato per aggiornare le nostre moleskine, non vogliamo dimenticare nulla! In serata abbiamo cenato (22 euro) in un piccolo grazioso ristorante in Rue Mouffettard, una strada popolata da studenti. Una strada piena di pub e ristoranti, l’ideale per la vita notturna.


Torniamo al nostro ostello a piedi, ormai non facciamo caso al freddo per la stanchezza, Palais du Luxembourg e il Pantheon che a differenza di quello romano non è per niente valorizzato da un’illuminazione adeguata.

Si ritorna in Italia La mattina successiva Marianna mi lascia solo nella città bohemienne, lei deve tornare a Roma per lavoro. In metropolitana dopo venti minuti sono in Rue Frankline per vedere il primo edificio costruito interamente in cemento armato, è del 1903. Entro in una boulangerie e acquisto una baguette (0,88 euro) non avevo particolarmente fame dopo la colazione, però era piacevole girare con una baguette "nuda" per Parigi, mi fa sentire del posto. In metropolitana raggiungo l’esatto opposto della città, la Fondazione Le Corbusier. Le pubblicità nella metropolitana sono piacevoli e spiccatamente differenti da quelle italiane. Entro in maison La Roche (3 euro) e tutto è perfettamente lineare, pulito e bianco. Bisogna indossare dei "copri scarpe" per visitare la galleria e l’abitazione comunicante, simili a quelli che si indossano per salire sulle barche in esposizione. I visitatori sono fondamentalmente studenti, di architettura presumo.

Metropolitana => Boulangerie => Pasticceria => Autobus => Aeroporto => Roma.

In sintesi Parigi è una città vivibile, non c’è traffico, non c’è stress, non c’è confusione, non ci sono folle, ma come Roma è una città con 3 milioni di abitanti. Passeggiare per il centro è piacevole. I negozi vintage, le pasticcerie e le boulangeries sono la ciliegina sulla torta ad una storia già perfetta.

Da non perdere

• La salita in ascensore sulla torre Eiffel per apprezzare tutta la città dall’alto

• Il Centre Pompidou e il Louvre per deliziarsi un un’architettura contemporanea e per poter dire: "Ho visto la Gioconda di Leonardo".

• Una cioccolata nella pasticceria La Durée o perlomeno i macarons che non si trovano da nessun’altra parte.

• Un pranzo in una boulangerie per chi ama lasciarsi sorprendere.

• La soup à l’Avignon, che è un classico.

• Il quartiere Montmartre e Marais per respirare l’aria parigina

• Lo store di Cos se volete fare acquisti di abbigliamento che in Italia non si trovano ed essere unici.

• Il bistrot "Le loir dans la thèiére", per sentirsi francesi di pomeriggio.

P.S.: A marzo fa freddo, copritevi bene!

Fonte: Agora Magazine - http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article9574
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Autore: agoramagazine.it