Dobbiaco: lo specchio incantato

"E' meraviglioso qui, e mette a posto anima e corpo" - Gustav Mahler.

D'inverno come d'estate, il lago di Dobbiaco, incastonato tra le rocce dolomitiche, raccoglie e rimanda nei suoi riverberi le meraviglie e i lussi di un tempo passato.

Tra i monti che fanno da corona a Dobbiaco sta il segreto di un'armonia profonda, che seppe conquistare il musicista Gustav Mahler. Le vette tracciano un profilo di picchi che si stagliano ritmicamente sull'orizzonte, ora nitidamente scolpiti, ora frastagliati. Catturano la luce solare come specchi, soprattutto d'inverno, quando il riverbero della neve è quasi accecante. Del resto qui è la porta delle Dolomiti, dei “Monti Pallidi”. Dall'increspatura della rocce nascono infinite e cangianti sfumature, mentre i boschi si inerpicano fin dove non sembrerebbe possibile, cedendo, infine, alle nevi quasi perenni e alla pietra.
Il lago di Dobbiaco taglia come una lama orizzontale la valle che insinua il proprio corso tra queste montagne, e raccoglie la luce che rifulge sino a qui, tra le rocce dolomitiche. Eccoli specchiarsi nell'acqua d'estate, e nel ghiaccio d'inverno, il monte Serla da un lato e, imponente la cima Nove dall'altro.
Il lago sembra una sosta, una placida pausa nel corso tormentato del fiume Rienza, il fiume che attraversa la val di Landro e poi la Pusteria. D'estate le sue acque restituiscono il verde cupo delle pinete che vi si affacciano, ma è d'inverno che questo paesaggio trova la sua magia fiabesca quando la neve, scivolando lungo i valloni che scendono dalle vette, alza candidi mucchi sulle rive del lago. Il ghiaccio azzurro, regge anche il peso delle slitte. Durante i mesi invernali non ci si può negare il piacere di una passeggiata “sul” lago, proprio nel cuore di una corona di spettacolari cime.
Una leggenda racconta che questi monti non ebbero sempre una luce così abbagliante, ma furono i nani a filare il chiarore della luna, e a ricoprire le cime più grigie e tetre.
Da questi monti passa ancora oggi la “strada alemanna”, che unisce Dobbiaco – porta della Germania – a Cortina d'Ampezzo e alle Venezie, snodandosi lungo uno straordinario itinerario.
Proseguendo verso sud si arriva, in pochi minuti, in vista delle Tre Cime di Lavaredo, e più oltre al Lago di Landro, proprio di fronte al gruppo del Cristallo.
La storia narrata da questi luoghi non è leggenda, ma possiede il sigillo della verità. Qui infatti, si trovavano le postazioni austriache – sul monte piano – e poco oltre, sul rilievo del quasi omonimo monte Piana posero le loro fortificazioni gli italiani. Fu Caporetto ad imporre l'abbandono dei fortilizi: a ricordo di quei giorni terribili rimane un piccolo museo all'aperto, un cimitero con le sue croci tutte uguali.
Oggi quegli itinerari appartengono nuovamente alla montagna, e si confondono con gli altri che salgono tra le cime. Il lago di Dobbiaco è infatti il cuore il cuore di alcuni tra i più suggestivi paesaggi dolomitici: il fiume Rienza, che lo forma, rappresenta il confine di due parchi naturali. A est quello delle Dolomiti di Sesto, celebre per le sue vetta a lungo inviolate, come le Tre Cime , la Cima Undici o la Rocca dei Baranci. Di fronte, sui rilievi che s'addossano al lago di Dobbiaco, inizia il Parco di Fanes, Sennes e Braies. Qui era il regno dei Fanes, che ha alimentato una delle pià affascinanti saghe dolomitiche. Altipiani movimentati, curiose formazioni naturali, fenomeni carsici di sorprendente rilevanza: tutto ha favorito la nascita di leggende. E' uno dei più grandi parchi del territorio altoatesino e ospita luoghi incontaminati come il lago di Braies, uno dei più celebri laghi alpini. Dobbiaco è anche una vera capitale dello sci di fondo, con oltre cento chilometri a disposizione degli appassionati, e una interessante meta per lo sci alpino.
Per raggiungere Dobbiaco occorre percorrere tutta la val Pusteria. Il lago si trova all'inizio della val di Landro, a quattro chilometri dal paese. La cucina della valle gode di meritata fama per i suoi piatti, originali e di intenso sapore, come i ravioloni ripieni di crauti e patate e poi fritti. Ottimi anche i tradizionali canederli al formaggio e al fegato oppure allo speck , e gli schlutzkrapfen, sorta di ravioli ripieni di ricotta, patate, spinaci.

Foto: http://www.flickr.com/photos/satyricon86/


Autore: Nadia F. Poli