Riserva naturale del Vendicari

rte di specie volatili di colori e dimensioni assai variegati, provenienti da terre tanto lontane tra loro, come, ad esempio, i Paesi Scandinavi, l’Est Europa e perfino la tundra siberiana, mi è venuto in mente come sarebbe bello che anche un altro animale, l’uomo, riuscisse a integrarsi così con i suoi simili di altri Paesi. E’ incredibile come l’atmosfera surreale che si vive in una riserva, così lontana dalle popolose città, possa stimolare delle riflessioni che solo di rado mi sono venute spontanee lì dove le difficoltà di convivenza interrazziale si realizzano, il centro urbano: quanto abbiamo da imparare da un’attenta contemplazione della natura vergine!
Anche sotto il profilo della vegetazione, l’oasi del Vendicari è un mondo da scoprire. Grazie alla stagione primaverile, sicuramente la migliore per apprezzare la varietà floreale, ci siamo trovati davanti a un arcobaleno di colori: mi hanno particolarmente colpito gli iris blu e i candidi gigli marini, che non avevo mai visto.
Distese di papaveri e cespugli di ginestre, poi, spuntano qua e là tra i canneti, che si spingono quasi fino alle coste rocciose; quest’ultime degradano verso il mare, ora in maniera graduale, ora a picco. Avrei avuto voglia di fare un bel tuffo, ma ho cambiato idea dopo che un subacqueo ci ha raccontato di aver incontrato polipi giganti e murene!
La nostra passeggiata si è conclusa con la visita a numerosi segni tangibili dell’antica e gloriosa tradizione marinara di quelle terre: dalle casette dei pescatori, ai punti di raccolta, conservazione e lavorazione del pesce, per arrivare a un vecchio manufatto davvero singolare: i resti della maestosa tonnara del settecento.
Data la mia insistenza, ho convinto i miei genitori a trattenerci oltre il tramonto, per contemplare il paesaggio infinito, con il volo degli uccelli che, emettendo mille suoni e richiami tutti diversi tra loro, emergevano dallo sfondo rosato del cielo: come dimenticarlo? E come dimenticare la notte trascorsa all’agriturismo “Calamosche”, a un centinaio di metri dall’uscita dalla riserva? Di certo non è stata una sistemazione comoda, ma il suo fascino è derivato proprio dall’arredo povero e campestre e dal contatto diretto con i suoni, gli odori e i colori della natura selvaggia, immersa nella quiete più assoluta.


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Autore: gidi  - Viaggio del 05/2006


















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